Sia che facciate un lavoro simile al mio, sia che ne facciate uno completamente diverso oppure che siate ancora all’Università, i libri di Luisa Carrada sono un vero e proprio must. La considero a tutti gli effetti una delle mie insegnanti più preziose. Proprio per questo non ho resistito alla tentazione di fare due chiacchiere con lei su temi che, credo, tocchino ognuno di noi, indipendentemente dalla professione.
Se pensiamo che la scrittura, nella società dominata dalle tastiere e dai “qualcosa-fonini” abbia un posto marginale, ovviamente sbagliamo. Produciamo molte più parole di una volta, leggiamo e assumiamo molte più informazioni di quanto accadesse solo dieci anni fa. Questo però mette in evidenza la necessità di “alzare l’asticella” nella produzione dei contenuti, non solo nella quantità, ma, sempre più nella qualità e nello stile.
Se, infatti, a scuola abbiamo appreso i rudimenti della scrittura, la composizione e le attenzioni per la creazione di testi sono un’altra storia. Una storia spesso trascurata. E siccome la scrittura permea totalmente il lavoro di chi fa comunicazione ecco la nostra chiacchierata.
In una società multicanale e multimediale che va a mille allora, la scrittura che posto ha?
LC: Ha un posto fondamentale, ben più importante di prima. Non solo perché tutti scriviamo molto di più, ma perché dietro ogni prodotto multimediale c’è tantissima scrittura, anche quando non la vediamo. Dietro un buon video c’è uno storyboard, dietro un podcast un testo, dietro la chat del customer care ci sono template di risposta studiati, per non parlare ovviamente delle newsletter e delle email, sempre fondamentali nel marketing online.
Perché le imprese dovrebbero prestare molta più attenzione alla comunicazione scritta?
LC: Per le ragioni di cui dicevo prima, cui aggiungerei l’abitudine a leggere velocemente, su schermi piccoli, e in luoghi con un alto rumore di fondo. La nostra attenzione è sempre più labile e dispersa: se il messaggio non arriva forte, chiaro, senza ambiguità, facile da leggere e da capire, il cliente o futuro cliente è perso per sempre e il tutto il nostro impegno rischia di essere vanificato.
Avvocati. medici, specialisti e tecnici in generale: tre consigli per migliorare la loro efficacia comunicativa attraverso la scrittura
LC: I linguaggi tecnici e settoriali sono importanti perché precisi. Se servono a comunicare tra specialisti che si capiscono, tutto bene. Il problema è quando dilagano nella comunicazione a un pubblico più vasto. Ma uscire dalla bolla linguistica degli esperti si può. Si possono fare tante cose, ma se devo sceglierne tre direi:
- adottare una sintassi piana, con poche subrdinate e la principale all’inizio. Quando i temi sono complessi la sintassi semplice e i periodi brevi aiutano chi legge a concentrarsi solo sul contenuto, e aiutano chi scrive a ragionare meglio e a scrivere con più consapevolezza una cosa alla volta
- distinguere tra le parole tecniche, che non possono essere sostituite ma devono essere spiegate, e gli pseudotecnicismi, quelli che del linguaggio tecnico hanno soltanto l’aria e possono essere sostituiti da parole del linguaggio quotidiano.
- dare al testo una struttura chiara e visibile, che si possa cogliere anche a colpo d’occhio, e un apparato di titoli e sottitoli informativi e “parlanti”, adottando per loro un registro più divulgativo che nulla toglie alla precisione del testo. Fanno parte della struttura anche elenchi, tabelle, grafici, immagini, che spesso riescono a dire di più e meglio del testo discorsivo.
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Email: esistono modi giusti e modi sbagliati per scriverle? C’è un semplice protocollo che ognuno di noi dovrebbe sempre tenere a mente quando scrive una mail per lavoro (ma non solo)?
LC: Difficile rispondere a questa domanda, perché le email sono di tanti tipi e con gli obiettivi più diversi, ma direi che tutte devono prestare un’attenzione maniacale all’oggetto – breve, chiaro, esplicito – e all’incipit. Leggiamo ormai la stragrande maggioranza delle email sul piccolo schermo dello smartphone e non possiamo permetterci di scrivere la cosa più importante dopo un bel po’. Dobbiamo partire con l’informazione chiave, la domanda, la richiesta per poi andare verso il contesto e i dettagli.
I libri che non dovrebbero mancare mai negli scaffali di chi ama la scrittura?
LC: Per fortuna oggi ce ne sono tantissimi anche in italiano. Metto prima di tutti quelli di Annamaria Testa, È più facile scrivere bene che scrivere male di Massimo Birattari, Testi che parlano di Valentina Falcinelli, Language Design di Yvonne Bindi e la collana Chiavi di Scrittura di Zanichelli in cui ci sono i miei ultimi cinque libri.
I siti web/blog che consiglia di seguire per rimanere costantemente allineati agli stili, le tendenze e ciò che è importante sapere attorno al mondo della comunicazione scritta?
LC: Ce ne sono tantissimi, ma anche qui penso che Annamaria Testa con www.nuovoeutile.it sia un fondamentale. Il mio consiglio però è di non limitarsi alla scrittura, che per crescere si deve nutrire di tante altre cose e soprattutto di vita. Io seguo anche siti e blog di letteratura, arti visive, fotografia, cinema e qualche altra passione. Alla fine sono quelli dai quali imparo di più.